mercoledì 6 febbraio 2013

Italiani popolo di…chef!

L’arte culinaria rappresenta una delle chiavi di lettura del nostro paese. Gli italiani davanti a profumi e sapori nostrani riscoprono il piacere più autentico. Mai assopita ma oggi più che mai espressa, la passione per il food incontra un sempre più crescente desiderio di conoscere, sperimentare, condividere e riproporre ricette di ogni genere, fagocitando palinsesti televisivi, complice l’avvento del digitale terrestre, e ampie porzioni del web, tra blog e social network. Ormai in televisione è un trionfo di fornelli, pentole, aspiranti cuochi che spignattano, chef che si arrabbiano . La cucina in tv macina telespettatori e sforna ascolti più che lusinghieri. La cucina è diventata entertainment! I cooking show padroneggiano incontrastati nella programmazione della tv generalista e satellitare, ma forse nessuno, eccetto MasterChef, è riuscito a conquistare una fetta di pubblico sempre più appassionata e giovane macinando numeri da record e consacrandolo come il programma di punta di SKY. Puntando su una suspense vertiginosa, sulle inquadrature più succulente di piatti unici nel loro genere e sulla severità e l’aria compiaciuta dei suoi 3 famosi giudici Cracco Bastianich e Barbieri, Masterchef è diventato un cult anche in Italia. Una volta si accendevano i riflettori, adesso per avere successo in televisione si devono accendere per così dire i fornelli. Ne sanno qualcosa i protagonisti dei tanti programmi culinari che, complice l’avvento del digitale terrestre, affollano il piccolo schermo conquistando sempre più ascolti. Così se prima Antonella Clerici doveva vedersela solo con il “Cotto e Mangiato” della Parodi, adesso in qualsiasi orario c’è uno chef, più o meno accreditato, pronto a impastare, mescolare, assaggiare e giudicare. Si passa dal cattivissimo Gordon Ramsay, al Boss delle torte Buddy Velastro, fino a giungere al nostro Alessandro Borghese o Simone Rugiati per passare a personaggi che di chef hanno ben poco come Benedetta Parodi, che però è riuscita allo stesso modo a ritagliarsi il suo spazio “per la serie tutti possono fare un bel piatto senza esserne capaci”. Ma perché tanto successo della cucina in tv (e sul web)? Le motivazioni possono essere molteplici. Si comincia dalla carenza di insegnanti culinari tra le pareti domestiche o comunque dalla voglia di imparare e migliorarsi. In secondo luogo i programmi di cucina rilassano: il cibo è bello da vedere, il procedimento di preparazione crea interesse perché genera una certa suspense sull’esito del piatto, ma contemporaneamente permette allo spettatore di guardare senza sforzare più di tanto le facoltà intellettive. L’uso di personaggi non prettamente legati al mondo della cucina o, qualora lo fossero come Ramsey e Velastro, contraddistinti da caratteri alquanto estrosi, serve a fare in modo che lo spettatore possa identificarsi con lo chef, che da sempre è stata una figura altezzosa e irraggiungibile. Aggiungiamo anche che le possibilità per le famiglie di recarsi al ristorante sono notevolmente diminuite per via della crisi. Ma non per questo gli italiani vogliono rinunciare alla buona cucina che da secoli contraddistingue il nostro paese. Anche il successo dei food blogger, dei food stylist e dei siti di cucina (vedi Giallozafferano) è in linea con questa tendenza. In molti casi si tratta di semplici appassionati del buon mangiare, che, tornati a casa dopo il lavoro, provano nuove ricette, le assaggiano, le “postano” sul loro blog dispensando consigli fino a volte a trasformarlo in un vero e proprio lavoro. Ovviamente anche le aziende si sono adeguate e cavalcano questo trend e così tutti i prodotti diventano ricettabili. Il product placement diventa un must dove non esserci - anche solo visivamente - equivale a non comunicare la propria presenza nel mercato più ambito e quindi inevitabilmente il successo del cooking show ha avuto riflessi positivi su molte aziende (Cibi, elettrodomestici, utensili, ecc). Non ultimo un dato interessante a testimoniare ciò: gli unici media che continuano ad andare bene e a fronteggiare con il sorriso la crisi sono proprio quelli di cucina. A mio avviso il successo dei cooking show è l'inevitabile risultato generato dall'era del web 2.0. La tv adesso per piacere deve dialogare con il pubblico, deve interagire e deve creare un interesse dall’ altra parte dello schermo e lo fa stimolando il desiderio di creare un piatto che lo si faccia per voglia di compiacersi, per il gusto di mangiarlo o per il semplice desiderio di stare in compagnia. E allora buon cibo a tutti!

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